“L’unico altare, presso il quale si riunisce come in un solo corpo l’assemblea dei fedeli, è segno dell’unico nostro salvatore, Gesù Cristo, e dall’unica Eucaristia della Chiesa” (Benedizione 1271). Ripercorrendo tutti gli studi di architettura sacra, l’altare risulta sempre come l’elemento più importante e solenne dello spazio liturgico ed è presentato sempre come punto focale di convergenza di ogni altro elemento. Del resto basti osservare la monumentalità degli altari del passato, quale è la stessa testimonianza che ritroviamo nella nostra chiesa Collegiata!
La riforma liturgica, operata dal Concilio ecumenico Vaticano II, cerca di recuperare la funzione originaria dell’altare che nei tempi passati aveva perduta a favore dell’adorazione del Santissimo Sacramento piuttosto che alla celebrazione del mistero pasquale.
L’altare, che in precedenza occupava il centro dell’abside nella riforma tridentina viene addossato al fondo dell’abside e diventa “mensola” del tabernacolo e della pala d’altare in onore della devozione a Cristo e ai suoi santi.
Oggi – merito dei documenti del Concilio Vaticano II (1963 – 1965) che ispireranno i nuovi libri liturgici –fedeli alla Scrittura e all’antica tradizione della Chiesa, si ritorna alla mensa conviviale pur senza trascurare l’altra dimensione simbolica che evoca l’ara del sacrificio di Cristo, nell’Eucaristia ripresentato.
Gesù offre una nuova trasparenza all’alleanza con Dio e al sacrificio che la sigilla. Per lui il prezzo del sacrificio è l’amore! E l’esperienza umana quotidiana più significativa che può contenere e rivelare questo amore è la convivialità di un pasto. Ecco perché i primi discepoli parlano di mense, di agape. Del resto Gesù stesso aveva scelto una spiaggia, locanda, una sala da pranzo… per rendere manifesta la sua presenza dopo la risurrezione: più che ad un luogo, la comunione con Lui è affidata a dei gesti, a dei segni che evocano la sua memoria.
Il motivo che fonda la Chiesa, quale riunione dei fedeli, è ovviamente il comando di Cristo: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19). E la realtà materiale che si fa segno della volontà di Gesù è, anzitutto, l’altare, quale tavola del banchetto pasquale dell’Ultima Cena. Ecco, dunque, la ragione del nostro radunarsi, oggi come allora, e della necessità di rendere visibile e di significare ciò che per noi cristiani è l’essenza della nostra gioia e della nostra fede: “Noi abbiamo un sommo sacerdote così grande che si è assiso alla destra del trono della maestà nei cieli, ministro del santuario e della vera tenda che ha costruito il Signore, e non un uomo” Ebr 8,1-2
Possa la celebrazione eucaristica, attorno alla mensa della Parola e del “nuovo” altare, edificare quell’armonia ecclesiale e quella bellezza interiore frutto dello Spirito, della quale l’agape costituisce la chiave. E’ una crescita spirituale impegnativa che come comunità di credenti ci proponiamo di compiere alla scuola della Liturgia e della Carità.
Luca Gazzoni
Ufficio Liturgico Diocesano