Con l’approssimarsi del grande appuntamento del prossimo 25 marzo, durante il quale festeggeremo i 500 anni della consacrazione della nostra chiesa, vale forse la pena soffermarsi sul significato della parola “Collegiata” con tutti noi chiamiamo amichevolmente la parrocchia dei Santi Pietro e Paolo Apostoli in Carmagnola. Per rispondere a queste domande dobbiamo necessariamente sfogliare il grande libro della Storia e fare un salto indietro nel tempo di più di 5 secoli. Ma andiamo con ordine.
Collegiata è, nella tradizione della Chiesa cattolica, una chiesa di una certa importanza, che non è sede vescovile (e perciò non ha il titolo di cattedrale), ma nella quale è tuttavia istituito un collegio o capitolo di canonici, con lo scopo di rendere più solenne il culto.
Il canonico (la cui etimologia deriva dalla parola greca kànon, “regola”) si distingueva quindi da un “semplice” prete perché oltre al suo ufficio sacerdotale sperimentava anche momenti di vita comune con gli altri suoi fratelli e doveva sottostare ad alcune “regole”, come l’obbligo di recitare insieme la liturgia delle ore, o per lo meno alcune delle sue parti più importanti. I canonici erano riuniti, come accennato, in capitoli, che possedevano beni con i quali provvedevano al mantenimento dei loro membri. I canonici si distinguevano dagli ordini monastici per l’appartenenza al clero diocesano, e quindi per la diretta dipendenza dal vescovo.
La Collegiata è quindi una chiesa amministrata da un gruppo di sacerdoti… Ma perché la nostra parrocchia nacque sotto questa forma? Apriamo, dunque, il libro della Storia.
All’inizio del 1400, Carmagnola era un paese in rapida fase di espansione. C’era un importante mercato settimanale, due fiere annuali, molti importanti edifici come la chiesa di Sant’Agostino, il palazzo comunale (ora biblioteca), casa Cavassa erano già stati costruiti. C’era una zecca, una tipografia, importanti scuole ma non c’era ancora – dentro le mura cittadine – una parrocchia per i “bisogni” spirituali dei carmagnolesi. La parrocchia più vicina era quella di San Giovanni, fuori dalle mura e quindi disagevole da raggiungere, soprattutto in tempi di guerra come erano quelli.
Perciò i carmagnolesi, con il sostegno del Marchesato di Saluzzo, iniziarono a pensare alla costruzione di una nuova parrocchia e per far fronte alle relative spese studiarono la formula “collegiale”: convogliare le rendite di cappelle, parrocchie e priorati sparsi sul territorio per dar vita a una chiesa parrocchiale collegiata. Tredici furono le chiese coinvolte: le parrocchie di Santa Maria di Viurso, di Moneta e di San Giovanni Decollato; le chiese di San Pietro di Rentenasco, Sant’Agostino, San Benedetto e San Giorgio del Villero; le cappelle di Santa Maria di Salsasio, San Michele delle Lame, San Lazzaro e San Lorenzo. La formula collegiale venne quindi strutturata in questo modo: dieci canonici retti da tre “dignità” assegnate in base alla “dote” economica che i diversi sacerdoti avrebbero portato.
La dignità più importante, quella di “Prevosto” fu assegnata al priore della chiesa di San Pietro di Rentenasco che portava 175 fiorini d’oro di rendita annua; le altre due dignità (“Arciprete” e “Cantore”) vennero affidate ai parroci di Santa Maria di Viurso e di Moneta. Anche le altre cariche di canonici (e le relative “prebende”, rendite indipendenti rispetto a quelle della chiesa collegiata e finalizzate allo svolgimento degli incarichi ecclesiali dei canonici) vennero assegnate con lo stesso criterio.
Con questo sistema si raggiunse la somma di 631 fiorini d’oro, somma ritenuta sufficiente per iniziare il progetto di costruzione della nuova chiesa. Mancava solamente l’atto formale di istituzione della Collegiata, che fu emesso da Papa Sisto IV con una bolla del 19 dicembre 1474.
Il libro della Storia si chiude… il capitolo dei canonici della Collegiata via via si assottigliò fino a scomparire con il secondo Novecento e la conseguente “scarsità” di sacerdoti. Ad oggi l’unico canonico effettivo, e titolare della dignità di arciprete, è il nostro parroco don GIanCarlo; oltre a lui vi sono alcuni canonici “onorari”, nominati dal Vescovo, tra cui vogliamo ricordare don Piero Amerio, da anni prezioso collaboratore nella nostra parrocchia.